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In tutte le mattine della settimana passata mi sono svegliata alle cinque, con il corpo teso in tutte le sue parti e il sudore che mi inonda la fronte e la schiena. Anche stamattina mi assale il caldo, insieme con un turbinio di pensieri confusi. Ora basta! Mi metto dritta nel letto e cerco di afferrare qualcuna delle scimmie che si agitano nella mia testa.
“E’ ingiusto, ingiusto!”, sbraita lei, cercando di sfuggire alla mia presa. “Cosa è ingiusto?” insisto, e lei non lo vuole dire, vuole solo scappare. “Cosa è ingiusto?” chiedo con quel minimo di dolcezza che riesco a racimolare in questo momento. “Nessuno mi ascolta, i ragazzi sono violenti con me e gli insegnanti mi giudicano un incapace! A scuola non ci voglio più andare!” Ecco, ci siamo. Faccio l’insegnante di sostegno e mi guadagno il pane a scuola, e quella scimmia nella mia testa non ci vuole più andare!
Ha ragione. A scuola soffriamo, io e lei, e tanti altri, c’è indifferenza, tanti insegnanti fanno perdere il tempo ai ragazzi e li trattano anche male, molti ragazzi sono tesi e annoiati, a volte scoppia la violenza. Mi sento impotente, come quando ero bambina e dovevo subire la durezza e l’ingiustizia degli adulti. Sola. Come allora, hanno ragione i prepotenti, i colleghi mi considerano di seconda categoria e al preside non importa niente dello sportello d’ascolto che ho proposto. Almeno non ha niente in contrario che io svolga lo sportello nella mia ora di recupero.
Finora l’ascolto degli altri mi aveva salvato, conoscere le difficoltà dei ragazzi, e anche di qualche collega mi distraevo dal senso di impotenza e dalla solitudine, e per qualcuno il mio ascolto è stato anche di aiuto. Ora la distrazione non funziona più, ne ho bisogno io, di ascolto. Però … qualcosa sta cambiando! Ascoltando la mia scimmia meravigliosamente mi sento già un po’ meglio …